L’uomo è il nemico dell’uomo. Egli si sente impedito e minacciato dai successi dell’altro uomo, dalle sue conquiste e dai suoi errori, o addirittura dal semplice fatto che questi esiste; e cerca di risolvere con la forza il problema che l’altro è per lui. Ciò che Gesù Cristo ha proclamato a riguardo della forza e della violenza è sottratto a qualsiasi possibilità di equivoco. Conservare in tutta la sua inequivocabilità questo messaggio e farlo proprio, oggi non è più una questione puramente teorica, ma che concerne la stessa sopravvivenza della nostra società. Vorrei qui ricordare le parole che Giovanni Paolo II ha pronunciato in Irlanda: «La violenza è indegna dell’uomo. La violenza è una menzogna, poiché essa contraddice la verità della nostra fede, la verità della nostra umanità. La violenza distrugge ciò che finge di difendere: la dignità, la vita, la libertà dell’uomo». Ma il semplice rifiuto della violenza, a dire il vero, non è di per sé sufficiente. La violenza è oggi diventata così tanto affascinante perché essa ha potuto a suo vantaggio capovolgere lo splendore delle evidenze morali. Essa è diventata parte integrante di una più complessiva concezione del mondo, per la quale forza e violenza sono espressioni della lotta per la giustizia e in cui esse appaiono come simboli di un radicale impegno a favore dell’uomo. Spesso il violento si propone oggi come moralizzatore. Accanto a ciò c’è naturalmente anche quella violenza che è espressione di viltà, di mancanza di coraggio nell’esistenza, che è desiderio di distruzione di un mondo senza senso; e abbastanza spesso entrambi i motivi si annodano l’un l’altro. La violenza può essere vinta soltanto con una nuova purezza di cuore, che riscopra e faccia emergere la dignità della propria umanità e così di ogni umanità. Il disprezzo dell’uomo è sempre il primo passo della violenza: essa cade sempre là dove l’uomo si percepisce come un essere turpe e meschino. Solo chi può credere alla dignità dell’uomo, percependola in primo luogo in se stesso, può rispettarla anche nell’altra persona. Questa purezza del cuore, l’autentico bastione fortificato che protegge dal dominio e dalla violenza, non ha niente a che vedere con la debolezza. L’antitesi alla violenza non è la debolezza, bensì la fermezza e quell’ardimento che stanno coraggiosamente dalla parte del bene anche là dove questo viene messo in ridicolo. Diciamolo molto semplicemente: il «coraggio della virtù» è ciò di cui la nostra società ha di nuovo bisogno. Solo questo coraggio può vincere la violenza e fondare una vera fraternità tra gli uomini
Joseph Ratzinger – Trasmissione alla Radio Bavarese, 4 aprile 1981