S. Francesco di Sales, Filotea, Terza Parte, Cap.XX
Fa attenzione, Fílotea (…) Distinguerai l’amicizia mondana da quella santa e virtuosa, esattamente come si distingue il miele di Eraclea dall’altro: il miele di Eraclea è più dolce al palato dei miele ordinario; è l’aconito che gli aumenta la dolcezza; così fa abitualmente l’amicizia mondana che sforna a ripetizione quantità enormi di parole melliflue, una pioggia di frasette appassionate e di lodi sulla bellezza, la grazia e le qualità sensuali: l’amicizia sana invece ha un linguaggio semplice e schietto, loda soltanto la virtù e la grazia di Dio, unico suo fondamento.
Il miele di Eraclea, una volta ingoiato, provoca dei capogiri; allo stesso modo l’amicizia futile provoca dei disorientamenti di spirito che rendono insicura la persona nella castità e nella devozione. La conducono a sguardi languidi, vezzosi, insistiti; a carezze sensuali, a sospiri equivoci, a piccole lamentele di non essere amati a sufficienza; ad artifici ben mascherati, ma abili e cattivanti: galanterie, abuso di baci e altre libertà e familiarità che portano alla volgarità e sono sicuro presagio di una imminente resa dell’onestà.
L’amicizia santa, invece, ha occhi semplici e casti; gli atti di cortesia sono controllati e schietti; se ci sono sospiri, saranno per il cielo, le libertà solo per lo spirito, i lamenti saranno soltanto perché Dio non è abbastanza amato, prova infallibile dell’onestà.
Il miele di Eraclea turba la vista; l’amicizia mondana turba il senno, di modo che coloro che ne sono colpiti, pensano di agire bene mentre agiscono male, e sono convinti che le loro scuse, i loro pretesti, e le loro parole sono motivi validi. Temono la luce e amano le tenebre. L’amicizia santa invece ha gli occhi luminosi e non si nasconde, anzi si fa vedere volentieri dalla gente per bene.
Infine il miele di Eraclea lascia un forte sapore amaro in bocca: avviene lo stesso nelle false amicizie che si tramutano e finiscono in parole e richieste carnali e degne delle fogne; in caso di rifiuto, esploderanno le ingiurie, le calunnie, le imposture, le tristezze, le confessioni e le gelosie che si concludono quasi sempre nell’abbrutimento e in isterismi; l’amicizia pulita è sempre uguale nell’onestà, educata e amabile, e si muta soltanto in una unione degli spiriti più pura e più perfetta, immagine vivente dell’amicizia beata che regna in Cielo.
S.Gregorio di Nazianzo dice che il pavone quando fa la ruota, emette il suo verso caratteristico e si pavoneggia, eccitando le femmine che l’odono, alla lubricità. Allo stesso modo, quando vedi un uomo pavoneggiarsi, agghindarsi e così parato, avvicinarsi per fare chiacchiericcio, per sussurrare, mercanteggiare alle orecchie di una donna matura o di una giovane, e tutto senza alcuna intenzione di matrimonio, beh, sta certa che è soltanto per tentarla a qualche impudicizia; la donna onorata turerà le proprie orecchie per non udire il verso di quel pavone e la voce dell’incantatore che vuole sedurla; se ascolterà sarà l’inizio della perdita del cuore.
I giovani che fanno gesti leziosi, smancerie, e carezze, o dicono parole che non vorrebbero che fossero udite dai loro padri, madri, mariti, mogli o confessori, dimostrano in tal modo che si stanno occupando non proprio dell’onore e della coscienza.
La Madonna rimase turbata vedendo un Angelo in sembianza di uomo, perché era sola e la stava lodando con molta solennità: non dimentichiamo che erano lodi celesti! 0 Salvatore del mondo! La purezza teme un Angelo in forma umana; perché la nostra purità non dovrebbe temere un uomo, anche se in sembianza di Angelo, quando tesse lodi sensuali o almeno umane?