Dalle <> di San Colombano, abate
(istruz. 13 su Cristo fonte di vita 1-2)
Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Ciò che vi dirò è necessario al vostro bene. Sono verità che ristoreranno la sete della nostra anima. Vi parlerà infatti della inesauribile sorgente divina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: Non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza smettere mai di desiderarla. E’ la stessa sorgente, la fontana dell’acqua viva che vi chiama a sé e vi dice: « Chi ha sete venga a me e beva». (Gv 7, 37).
Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dica lo stesso profeta Geremia, ve lo dica la sorgente stessa:
« Hanno abbandonato me, sorgente dì acqua viva, dice il Signore» (Ger 2, 13). E’ dunque il Signore stesso, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sorgente di vita che ci invita a sé, perché di lui beviamo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della parola di Dio; chi lo ama ardentemente e con vivo desiderio. Beve di lui chi arde di amore per la sapienza.
Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quello stesso che è il Pane è anche la Fonte, cioè il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame. E’ vero che amandolo lo mangiamo e desiderandolo lo introduciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati. Con tutta la forza del nostro amore beviamo di lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l’intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore.
Il Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne, questa nostra fonte è dolce.
Per tale motivo il profeta afferma: « Voi tutti assetati, venite alla fonte » (Is 55, 1). Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi chiama a sé quelli che hanno sete, che ha dichiarati beati nel discorso della montagna. Questi non bevono mai a sufficienza; anzi quanto più bevono tanto più hanno sete.
E’ dunque necessario, o fratelli, che noi sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo «la fonte della sapienza, il Verbo di Dio altissimo » (Sir 1, 5 volg.), nel quale, secondo le parole dell’Apostolo, «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2, 3).
Se hai sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo pane di vita. Beati coloro che hanno fame di questo pane e sete di quest’acqua, perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne e di berne ancora. Deve essere senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta dice: « Gustate e vedete quanto è buono il Signore »
(Sal 33, 9).
(Liturgia delle ore – Mercoledi della XXI settimana del tempo ordinario)